Perché ti prendono quei dubbi che ti segneranno per il resto della vita, le cui risposte ti renderanno donna, responsabile del tuo corpo e della tua mente. E poi questi si accompagnano a quei bisogni che nascono da un'invidia agrodolce nei confronti delle tue amiche, delle ragazzine della tua età. Mi ricordo che pensavo anche io voglio uscire a fare spese con mia mamma, anche io voglio che mi faccia provare tante magliette e mi consigli sul colore, anche io voglio raccontarle del mio ragazzo, anche io voglio che quando torno da scuola mi chieda come è andata la giornata, o si sieda accanto a me e mi chieda cosa sto studiando, anche io voglio che lei ci sia quando gioco la finale di pallavolo o c'è una lettura pubblica del mio autore preferito in libreria. Anche io volevo che mi abbracciasse, ogni tanto, o che venisse a darmi un bacio senza che glielo chiedessi. Mi ricordo che ho pensato fortissimo voglio che tu ci sia quando mi premieranno, quando salirò sul palco di fianco a Montanari e Pennacchi, e presenteranno il libro con i racconti vincitori. E poi ancora più forte vorrei che ci fossi, oggi, quando dovrò sostenere l'orale della maturità, seduta vicino a papà. Oppure vorrei che quest'anno festeggiassimo il Natale con tutta la famiglia, non solo noi tre soli.
E mi ricordo che in quel periodo ho pensato tanto, urlato tanto, sono qui, mamma, perché non mi vedi?, e lei guardava altrove. O, meglio, fissava sempre dentro di sé, ma non trovava niente.
E ora questa cosa è tra di noi, sepolta, ma non dimenticata del tutto, e ci giriamo intorno per non ricadere nella buca. Io cerco di dirle mamma, non ce l'ho con te, ma il buco resterà sempre, e ho sempre tanta paura che tu ci ricada dentro. E lei cerca di dirmi lo so che sono stata in un angolo buio per tanto tempo, lo so che ti ho dimenticata, ma non ti voglio più rendere un'ombra sulla parete, ci sto provando.
Ieri parlavamo del fatto che la mia relatrice è molto contenta di me e del lavoro che sto facendo. Mamma era orgogliosa. Ad un certo punto ha detto, quasi balbettando, che io mi sono fatta da me. Da quando mi hanno insegnato a tenere lo spazzolino da denti, o a trascinare la sediolina di plastica rossa sotto il lavandino per arrivare a lavarmi le mani. O a tenere la forchetta e infilzare le penne. Io mi sono sempre fatta da me.
E penso che c'è tanta amarezza in questa frase, ma che è anche la prova che sì, posso farcela da sola. Che tutto il tuo dolore, in fondo, è servito a qualcosa. Esiste una relatività del dolore, vedi?
Mamma, non ti preoccupare, ti amo e posso anche camminare da sola, quando tu non puoi venire con me. Anzi, so che posso farlo per tutte e due.
E di questo, te lo giuro, non ti accuserò mai.
Io sorrido, sempre.
Sorridete sempre anche voi.