martedì 11 aprile 2017

The perks of being a teacher

Sono reduce dai colloqui con i genitori.
Una cosa che non avevo considerato quando ho cominciato a insegnare nella mia scuola.
Avevo messo in conto tempo x per preparare lezioni, tempo infinito per correggere i compiti in classe, le writings e i summary, e tempo incalcolabile per andare e tornare da lavoro ogni giorno.
Ma non avevo messo in conto l'esperienza dei colloqui con i genitori.

Mi sono persino abituata al terrorismo psicologico della vicepreside, un manico di scopa con i capelli a mocho Vileda tinti di un orrido biondo platino; ho anche imparato i nomi di tutto il personale tecnico della scuola, roba che quando entro, la mattina, sembro Cindy Crawford (decisamente più bassa, senza neo e meno gnocca) a una serata di gala. "Buongiorno, signor Eugenio!" (il mio bidello preferito - si può dire bidello? è politically correct?), "Buongiorno, Salvatore!" (il mio collega preferito, a cui insegno inglese una volta a settimana con altri docenti), e le segretarie, e persino il signore che rifornisce le macchinette e mi lascia da parte il biscotto alla farina di riso Scotti al cocco, perché sa che è l'unico senza latte.
Ho imparato persino i nomi di tutti i miei ragazzi, giuro. Anche se ogni tanto scambio ancora Sara con Giulia e Niccolò con Lorenzo. Ma ci lavorerò su.
E ho imparato anche dove sono le aule e dove sono i bagni, e non mi perdo più per cercare la famigerata aula multimediale che sta nell'ala est della scuola, con tanto di rosa che perde i petali e Bestia.
Ormai sono anche rassegnata al fatto che Mocho sembri totalmente impermeabile al concetto che io non lavoro per lei ma per la mia azienda e che quindi non sono a disposizione della scuola e che ogni richiesta deve passare prima per le mie responsabili (che sono, tra parentesi, due sante).

Però ai colloqui non ero psicologicamente pronta. Un po' perché dovevo starci due orette (per il motivo di cui sopra) e invece sono rimasta inchiodata in aula tre ore e mezza, e un po' perché rispetto ai miei tempi sono, come la scuola si vanta di essere in tutto del resto, all'avanguardia.
Ti viene assegnata un'aula (rigorosamente, per noi docenti esterni, quelle del terzo piano che alle 4 del pomeriggio sono arroventate), i genitori controllano sul sito della scuola quale, si fanno il sacrosanto fogliettino e poi vanno fuori da ogni aula a scrivere il nome del figlio sotto il tuo nome per "prenotarsi". Ecco, io ieri avevo 40 prenotati. Praticamente 25 in più della docente dirimpettaia, che ne insegna Chimica. Tiè, becca.

Ma quando dico 40, dico 40 tutti di seguito, roba che non ho potuto né bere né andare in bagno e che la fiumana non si arrestava mai. C'era chi veniva già sapendo che il figlio è bravissimo, chi mi guardava con gli occhi da Beagle per farselo dire, chi non sapeva nemmeno che il figlio avesse preso 5, chi mi saltellava dicendo che il figlio non fa che parlare di quanto la prof sia bella e brava e che si è affezionato, quelli a cui dicevo apertamente che, in caso volessero diseredare il figlio, lo avrei adottato io, e quelli che entravano in aula, si fermava a guardarmi con occhio pallino e mi dicevano "No, mi scusi, io cercavo la professoressa ****". E io "Sono io!" e loro "Ah."
E quel "ah" aveva un'eco infinita, mentre mi sbirciavano di sottecchi durante il colloquio, e fissavano i miei tacchi 12, lo zaino rosa di Decathlon, la penna di Shakespeare e la cover del cellulare tutta colorata non riuscendo bene a capire come si conciliassero tutte queste cose nella figura di una prof di inglese.

Sono uscita dalla scuola come nel mito di Platone. Senza voce, vedevo i draghi, e mi facevano male le mascelle a forza di sorridere.
Mi sono buttata con Guapa, la mia collega di spagnolo, nel bar di fronte alla scuola, malfamatissimo di sera, per un crodino pre-treno e siamo collassate sui sedili dell'autobus come palloncini sgonfiati. 
Stiamo per scendere alla stazione centrale e lei mi fa: "Ma lo sai che mi sa che ho scambiato un genitore per un altro? Pensavo fosse il padre di Lorenzo della IA, ma era di Lorenzo della IIB"
E io: "Invece tu lo sai che io ho parlato 5 minuti del rendimento di un ragazzo e solo quando la madre se ne è andata ho realizzato chi fosse quel ragazzo?".

Ecco, io vi giuro che ci provo a essere bravabellabuona, ma poi ogni tanto ho le mie ricadute.

2 commenti:

Pier(ef)fect ha detto...

ahaha roba da vedere le stelle dopo 40 persone. E ricordarsi di 40 alunni diversi o.o
Comunque mi fa piacere che tu sia tornata a scrivere :)

Phiiiibi. ha detto...

Se ti stimo, vedi che torniamo? :*